L’importanza delle manutenzioni nei macchinari

L’attività di manutenzione preventiva e di monitoraggio costante degli impianti sono di vitale importanza per la prevenzione contro eventuali fermi macchina e soprattutto per la qualità delle produzioni.

Regolari lavori di manutenzione assicurano il livello qualitativo degli stampati e di tutta la filiera produttività.

La “performance” di efficienza e qualità di tutto l’intero ciclo di produzione necessita quindi di interventi tecnici programmati di revisione.

La manutenzione ordinaria è fondamentale e consiste nel programmare interventi di pulizia, ingrassaggio e regolazioni, ogni settimana, 15 giorni e mensilmente.

Queste si implementano con le manutenzioni straordinarie, svolte da tecnici preposti, spesso della azienda produttrice dei macchinari, i quali testano i macchinari stessi in ogni suo componente allo scopo di evidenziare eventuali stress.

Sicuramente i macchinari di cui disponiamo, tecnologicamente innovativi, hanno tutto un insieme di controlli digitali, software ecc. utili alla verifiche e capaci di allertare qualora anche il più piccolo componente non funzionasse perfettamente ma, comunque, solo i tecnici operatori che utilizzano i macchinari stesso sono capaci di cogliere anche il minimo problemino che possa inficiare la qualità dei loro stampati.

Leonardo Petrini

Direzione Tecnica

I caratteri da stampa

Nel ‘700 continua l’evoluzione parallela di modelli ormai classici. Nella Francia, che viveva il suo momento di maturità ed eccellenza di gusto, culminato nello stile neoclassico, si esercitarono nell’arte incisoria i Fournier e successivamente, i Didot. La lettera francese si presenta dotata di un’eleganza spontanea, più libera e sciolta di qualsiasi altra, e pertanto più funzionale e leggibile. Incisori e fonditori (che svolgono attività ormai separate) realizzano finalmente due tipi della medesima lettera, il tondo ed il corsivo (e sembra che il primo sia stato Philippe Grand-jean).

Nei Paesi Bassi il più ricercato era il Fleischman, di origine tedesca, ma trapiantato in Olanda. In Italia Bodoni disegna il suo carattere, fedele allo spirito neoclassico, anche se in esso i rapporti tendono più ad uno slancio verticale che non alla tipica rotondità romana.

Altre caratteristiche salienti sono: i chiaroscuri assai contrastati, e tuttavia temperati da passaggi ben dosati; la geometrica linearità del disegno; la larghezza costante nelle varie strutture delle lettere maiuscole e minuscole, sia nel tondo sia nel corsivo.

Ma il contributo più importante viene dall’Inghilterra, per merito di Caslon, Baskerville e quindi di Bell.

Si deve a quest’ultimo l’introduzione della “s” rotonda invece della tradizionale “s” lunga, che si confondeva facilmente con la lettera “f”. Il Caslon creò un alfabeto che affrancò l’Inghilterra dalla dipendenza di importazione di caratteri olandesi; il Baskerville la perfezionò e liberò la pagina dalla sovrabbondanza di decorazioni; il Bell creò il primo romano, tondo e corsivo, universale.

Da questo momento cessano le preminenze nazionali e inizia una evoluzione a carattere generale.

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