La quadricromia è una combinazione di colori ciano, magenta, giallo e nero (CMYK) ma non è l’unica combinazione cromatica utilizzata nella stampa, esiste anche l’esacromina che come indica il nome è una stampa a sei colori, oltre ai quattro colori ciano, magenta, giallo e nero si aggiungono l’arancione e il verde (CMYKOG) oppure il magenta e il ciano in tonalità più chiara (CcMmYK).

Il CMYKOG estende l’insieme dei colori riproducibili e ci porta ad avere una stampa più ricca di colori rispetto al CMYN, mentre il CcMmYK perfeziona le sfumature, soprattutto in aree a bassa saturazione.

La stampa in esacromia permette di realizzare un prodotto di alto livello su diversi supporti oltre alla carta, grazie all’ausilio dei plotter.

I colori sono definiti al punto tale da raggiungere la qualità di stampa fotografica perché viene steso in modo più uniforme anche grazie alla presenza di una gamma cromatica più ampia.

Generalmente è consigliabile l’esacromia su progetti dove i colori chiari sono predominanti, infatti la resa finale di stampa risulta più brillante raggiungendo il punto di colore visualizzato a monitor.

La qualità è di molto superiore nelle stampe esacromatiche rispetto a quelle fatte in quadricromia perchè la gamma, o gamut, è molto più ampia rispetto a quest’ultima, il processo CMYK riproduce la realtà dei colori con una fedeltà all’incirca del 50% mentre l’esacromia all’incirca dell’80%, da questi dati si evince che l’esacromia si avvicina molto di più alla gamma RGB.

Leonardo Petrini

Direzione Tecnica

Nelle lavorazioni tipografiche è sempre importante realizzare una bozza di ciò che si sta creando prima di procedere con la stampa vera e propria, sia per verificare la correttezza dei dati ma anche per avere un’idea di come sarà l’aspetto finale del lavoro.

Per fare questo ci sono due modi per realizzare una bozza, tramite una stampante digitale o con un plotter, entrambi i modi sono ideali per verificare i dati presenti nella bozza, ma questi due metodi presentano ognuno dei pregi e dei difetti tali da preferire uno o l’altro a seconda delle necessità.

La stampa in digitale risulta essere più bella qualitativamente, probabilmente la resa dei colori non sarà perfetta come il risultato della stampa offset, ma comunque si potrà stampare sulla stessa carta del lavoro finale e la resa sarà di qualità fotografica. La stampa su plotter, è sicuramente una stampa di qualità più scarsa e ha come limitazione principale il fatto che siccome il plotter fa uso di carta in rotolo, quest’ultima sarà la stessa per tutte le lavorazioni (a meno di cambiare ogni volta rotolo di carta), ma possiede un pregio non sottovalutabile che è la dimensione.

Con il plotter infatti si possono stampare manifesti e cadute macchina in dimensioni reali, tanto da poter ricreare ciò che verrà inciso in lastra e riprodurre tutte le lavorazioni successive alla stampa utili per poter verificare la presenza di eventuali problematiche future.

Esistono plotter in grado di stampare fronte e retro, anche se per via della loro meccanica complessa le tipografie preferiscono quelli più semplici che stampano solo ad un lato, con il vantaggio di avere una macchina che funziona meglio con meno inceppi carta e minore manutenzione, anche se poi i fogli saranno da accoppiare manualmente per poter riprodurre la stampa bifacciale.

Nella fase di prestampa di un prodotto grafico non è così raro ricevere richiesta, da parte del cliente, di interventi di ritocco fotografico sulle immagini che comporranno lo stampato.

Le motivazioni che spingono un cliente a richiedere allo stampatore il ritocco cromatico di una o più immagini possono essere molteplici e prendono in considerazioni quindi diversi aspetti.

Capita che, in alcune tipologie di prodotti stampati, il cliente richieda una corrispondenza molto forte tra un’immagine e un oggetto reale. Pensiamo al caso dei produttori di abbigliamento o di mobili che utilizzeranno il loro catalogo, quindi le immagini che lo compongono, come strumento di vendita.

A fronte di una richiesta di questo tipo è indispensabile per lo stampatore e la sua prestampa poter maneggiare i campioni reali che faranno da riferimento cromatico e potersi avvalere di una stampante per prova colore che rispecchi dal punto di vista cromatico degli standard ben definiti.

L’attendibilità della prova colore rispetto agli paramentri internazionali, che fungono da linea guida in tutta la filiera di stampa, diventa fondamentale per l’operatore di prestampa che dovrà ritoccare i file.

L’utilizzo di Photoshop per gli interventi cromatici sulle immagini è assolutamente scontato.

Il notissimo e diffusissimo software di casa Adobe è infatti l’unico strumento davvero funzionale nel ritocco fotografico.

La sua completezza e la sua possibilità di applicazione a 360 gradi dell’editing fotografico lo hanno eletto nel corso degli anni ad unico ed indiscusso strumento per tali interventi. La buona conoscenza di Photoshop da parte dell’operatore è una variabile importantissima nella riuscita dell’intervento.

Più si padroneggia il software più saranno le “armi” in mano alla prestampa per intervenire cromaticamente. Scegliere se intervenire sulle curve colore piuttosto che sulla correzione selettiva o sui livelli è di esclusiva competenza dell’operatore, del suo grado di conoscenza del software e della stampa ma anche della sua sensibilità cromatica.

Oltre ad una corrispondenza cromatica forte tra eventuale campione fisico e stampato è a mio avviso importante conferire una gradevolezza estetica all’immagine di modo che il lavoro possa essere apprezzabile anche dal punto di vista “emozionale”.

La definizione di un bel punto di bianco, la realizzazione di un nero profondo senza che esso crei disagi in fase di stampa, il contrasto non a discapito dell’equilibrio sono solo alcuni dei molteplici aspetti che chi esegue il ritocco cromatico tiene in considerazione.

Reparto Pre-Stampa
Alex Crini

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