Diversi studi, hanno dimostrato che i consumatori sono più propensi all’acquisto se prima hanno avuto modo di toccare l’oggetto.

Ad esempio nell’acquisto di cosmetici, studi di settore, hanno rilevato che l’81% degli intervistati prende in mano la confezione prima di acquistare e più del 50% dichiara che un prodotto di qualità medio alta deve avere un packaging che al tatto dia la sensazione di “costoso”.

Il packaging tattile che suscita una reazione rende il brand più facilmente riconoscibile, incrementando la spinta all’acquisto.

In questo contesto s’inserisce la plastificazione SOFT TOUCH, un tipo di finitura in grado di rendere il prodotto finito estremamente elegante con quella sensazione vellutata che riesce a trasmettere a chi la tocca.

Questo tipo di plastificazione serve, come le altre, a proteggere tutti quegli stampati progettati per essere usati intensamente e maneggiati a lungo.

La pellicola SOFT TOUCH è composta da un film di polipropilene rivestito con uno speciale COATING POLIURETANICO che gli conferisce la particolare sensazione di morbidezza al tatto e maggiore resistenza ai graffi.

Il particolare effetto opaco vellutato (non presente nei tradizionali tipi di plastificatura) è paragonabile alla buccia di pesca.

L’uso degli effetti tattili nel packaging è molto cresciuto in questi anni, perché sanno dare emozioni molto intense al cervello, in particolare la plastificazione SOFT TOUCH ha dimostrato di saper attivare particolari neuroni che provocano piacere, facendo aumentare come dicevamo all’inizio, la propensione all’acquisto in seguito alla gratificazione tattile.

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Ufficio Commerciale

La nascita della tipografia è circondata da confusione. Sintetizzata nel nome di Gutemberg, l’invenzione è in realtà frutto di costanti ricerche e dello sviluppo delle tecnologie iniziate nei primi anni del 1400.

Altre ricerche riconducono, la nascita della stampa alla CINA ed esattamente durante la dinastia TANG (618-907 DC).

La stessa confusione si è profusa negli ultimi tempi affrontando l’argomento ‘Certificazioni’.

Il mondo della stampa, che oggi vede al suo attivo poco più di 2500 Tipografie Industriali, spinge le migliori di queste Aziende a puntare ai più elevati standard di produzione. Questa estenuante corsa nel tentativo di risultare tra le più performanti sul mercato pone – come conditio sine qua non – l’essere certificati.

Ad oggi le Certificazioni principali risultano essere ISO 9001 (gestione della qualità), ISO 14001 (gestione ambientale) e FSC (uso regolamentato della carta).

Esiste poi, nel settore Alimentare, il MOCA o M.O.C.A che di fatto non è una certificazione reale, ma bensì un’ispezione all’intero processo di produzione.

Si definiscono “MOCA” tutti i materiali e gli oggetti che sono destinati ad entrare a contatto con prodotti alimentari e con l’acqua. Sono quindi considerati MOCA ad esempio: tovagliette, astucci, piatti, bicchieri, posate, pentole, bottiglie, pellicole di plastica, coltelli da lavoro, sacchetti per alimenti, utensili ed attrezzi, imballaggi, etichette ed inchiostri, indipendentemente dal materiale con cui sono realizzati.

Per evitare che tali prodotti possano costituire un pericolo per la salute umana o possano comportare un deterioramento della composizione e delle caratteristiche degli alimenti, i MOCA sono soggetti a legislazione specifica. La principale norma a livello comunitario, che detta i requisiti generali che devono possedere i materiali e gli oggetti in questione è il Regolamento Europeo (CE) 1935/2004.

Per comprendere la normativa relativa ai materiali e oggetti destinati al contatto con gli alimenti, è utile fare una prima distinzione fra “certificazione” e “ispezione”.

Una certificazione “è un processo che mira a definire, sulla base di una specifica tecnica, che tutte le caratteristiche siano assicurate (certificate)”. Si tratta quindi di percorso fatto verso uno specifico prodotto o servizio.

Si parla invece di ispezione quando vogliamo definire un “esame di un progetto di un prodotto, servizio, processo, impianto, e determinazione della loro conformità a requisiti specifici o, sulla base di un giudizio professionale, a requisiti di carattere generale”.

A seguito di queste definizioni e facendo le dovute ricerche nel campo delle certificazioni per materiali e oggetti a contatto con gli alimenti, non troviamo nessun riscontro ufficiale e/o accreditato. Di fatto, quindi, non esiste una “certificazione MOCA” se non su base volontaria.

Possiamo però adoperare un approccio “ispettivo” che dimostri che il prodotto sia conforme alle norme. Questa analisi di laboratorio, effettuata da un laboratorio accreditato, certificato e terzo, in grado di analizzare la presenza o meno, e le quantità di tutti i componenti chimici che rientrino all’interno di quanto indicato dalla regolamentazione.

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