Nel mondo della stampa, allo scopo di ottenere un “prodotto” di qualità, spesso è necessario ricorrere alla cordonatura, prima della fase di piega.

La carta è composta da fibre, nella lavorazione della stampa esse assorbono della umidità e dell’inchiostro.
Queste caratteristiche influenzano in modo evidente la piega stessa che successivamente il materiale deve subire.

Spesso, la lavorazione successiva può causare la rottura delle fibre stesse in piega, con risultati anche evidenti nel materiale cartaceo che si lavora.

Con la cordonatura, si riesce a limitare questo fenomeno se non eliminalo del tutto.

La cordonatura consiste quindi nell’ appiattire le fibre della carta, allo scopo che riescano a “resistere meglio”.

E’ un passaggio necessario se si vuole ottenere una piega pulita, soprattutto se si utilizzano cartoni e cartoncini pesanti.
Il principio per cui si ottiene è molto semplice: un barra sottile ed arrotondata spinge la carta in un canale di uno spessore sempre superiore a quello della carta stessa.

Esistono diversi tipi di cordonatura, che si scelgono in funzione del materiale cartaceo che si lavora.

Si può cordonare una carta sottile in piega, cioè mentre semplicemente si effettua la piega del materiale, oppure per aumentarne l’efficacia si cordona con un passaggio “fuori linea” in un macchinario apposito, oppure un effetto ancora più marcato lo si ottiene cordonando in fustellatura.

La cordonatura, anche detta CreaseStream , letteralmente “crea il flusso” indica per cio la necessita di piegare il foglio nel senso opposto alla cordonatura per evitare l’apertura delle fibre.

Un errore comune è quello di piegare il foglio nello stesso senso della cordonatura, rendendo vano il passaggio.

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Negli ultimi anni tutti i principali costruttori di macchine da stampa, i produttori di inchiostri e fornitori di lampade UV hanno presentato soluzioni e spinto fortemente questa tecnologia che offre indubbi vantaggi economici, produttivi e ambientali

UV LED: i vantaggi

L’impiego dell’UV nella stampa offre diversi vantaggi rispetto alle tecnologie tradizionali che si possono riassumere in pochi punti, tra cui quelli più evidenti riguardano l’incremento della produttività grazie all’istantaneo processo di essiccazione che minimizza i rischi di controstampa e rende pressoché immediato l’accesso alle fasi successive di lavorazione, nessuna emissione di solvente, la capacità di gestire in macchina un’ampia gamma di supporti anche di ridotte grammature, miglior ancoraggio dell’inchiostro e maggiore resistenza del film di inchiostro, recupero di spazio prima dedicato ad alloggiare lo stampato in fase di asciugatura. Stampare usando tecnologia UV implica l’utilizzo di inchiostri contenenti particolari fotoiniziatori reattivi alle lunghezze d’onda emesse da lampade idonee allo scopo.

Ad oggi le tipologie di lampade UV possono essere raggruppate in 3 classi: High Pressure Mercury UV, Metal halide type UV(H-UV) e UV-LED. Le lampade della prima categoria sono tuttora molto diffuse, la tecnologia è consolidata, ma alcuni effetti collaterali derivanti dal loro impiego (sviluppo calore, generazione di ozono, smaltimento come rifiuto speciale, consumi energetici importanti) hanno favorito la nascita di proposte alternative tra cui l’UV-LED che presenta notevoli vantaggi.

UV LED: gli svantaggi
Ma accanto agli evidenti benefici offerti dall’UV LED restano aperte alcune questioni di fondamentale importanza. Primo fra tutti il costo della materia prima poiché, per lavorare con le lampade a basso consumo energetico gli inchiostri devono contenere particolari fotoiniziatori reattivi alle lunghezze d’onda delle radiazioni utilizzate. Questi inchiostri sono sensibili e devono essere utilizzati con accortezza in stretta sinergia con lampade specifiche per evitare che il processo di polimerizzazione si inneschi in maniera incontrollata.

Va, inoltre, considerato che oggi la scelta di fotoiniziatori è ancora limitata e costosa. La gestione della distanza tra la lampada e la superficie di stampa deve essere controllata e costante durante il processo poiché impatta sulla qualità della polimerizzazione e sull’ottimale sfruttamento dell’emissione. I fotoiniziatori polimerizzati alle lunghezze d’onda 385-395 nn hanno la tendenza a ingiallire; l’utilizzo di lunghezze d’onda inferiori (365nm) riduce questo effetto di ingiallimento, ma la potenza di uscita delle lampade è molto più bassa riducendo così la velocità di polimerizzazione.
Certamente il futuro dell’UV LED è più che promettente grazie anche alla massiccia diffusione che ha avuto in vari ambiti tra cui cui la stampa inkjet di grande formato, nel settore del legno (verniciatura, protezione) e dell’elettronica che spinge la ricerca verso soluzioni non solo più economiche, ma adatte a innumerevoli tipologie di prodotto.

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La fustellatura è un processo utilizzato in diversi settori, per tagliare un materiale piatto e sottile, in una forma specifica ed estremamente precisa.

Nato come metodo di taglio della pelle per l’industria calzaturiera nella metà del XX ° secolo, oggi è utilizzato in tipografia per tagliare stampati secondo le proprie esigenze, tracciando linee curve, spezzate, creando finestre, bordi speciali sui prodotti di stampa.

Essa si ottiene tramite una fustella, ovvero la matrice sulle quale vengono inserite le lame d’acciaio necessarie ad ottenere il risultato, taglio, piega, traforatura ecc.

Il passaggio successivo, fustellatura, consiste nell’appoggiare a forza la fustella sul materiale da lavorare, affinché crei la forma desiderata.

La fustellatura e necessaria quindi per la creazione dalla cartelline portadocumenti alla scatola, per arrotondare gli angoli di biglietti da visita piuttosto che sagomare dei cartellini, cioè tutto quello che riesce ad immaginare la vostra fantasia.

L’impiego maggiore, di questo processo lo si trova nella cartotecnica.

Gli astucci, le scatole, tutto ciò che necessita di una “forma” deve necessariamente essere “fustellato”. La fustella stessa, ovvero la matrice, può essere riutilizzata molte volte in quanto ha un deterioramento molto limitato.

Oggi è possibile, per lavori particolari, utilizzare la fustellatura al laser. Essa non necessità di realizzare una fustella e, lavora anche sulla profondità.

In questo modo, si ottengono lavori con precisione ancora superiore, lavorando con un laser, al quale è possibile far “bruciare” la quantità di materiale che si vuole.

Esempio, con la fustellatura laser si può scegliere su un cartone pesante di inciderne una parte dello spessore per la creazione di una scritta, piuttosto che di un logo mentre ovviamente taglia e “cordona” per eventuali pieghe.

Altresì si possono creare lavorazioni di carte e cartoncini anche con fori e tagli piccoli e piccolissimi, andando oltre a quanto possibile con una fustella classica, la quale ha un limite (per fori e micro tagli) dettato dallo spessore delle lame che si possono utilizzare.

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