Prendo un libro. Uno dei miei vecchi testi che sono veri e propri totem per me. Quando li apro, chiudo per un attimo gli occhi e immergo il naso tra le pagine per sentire i rimasugli di odore di inchiostro fuso tra le braccia delle vecchie pagine di carta. Ti è mai capitato di farlo? Penso di si.

Mi chiedo se i nostri figli alla mia età avranno ancora questo gusto e se saranno circondati da libri e dal loro odore così intenso che, a volte, pare quasi si possa assaggiare.

E’ etico continuare a stampare? E’ etico continuare a inchiostrare pagine in un mondo sempre più digitale? Soprattutto, questa scelta porterà le nuove generazioni a un futuro desiderabile?

Perché stampare se possiamo inviare una mail? Leggere su un tablet non inquina, perché sfogliare una rivista se posso farlo con il mio cellulare?

La risposta potrebbe apparire scontata, ma scontata non è. Uno studio dell’Agenzia francese per l’ambiente ha rivelato che un messaggio da 1 megabyte emette 19 grammi di CO2. In pratica otto email inviate inquinano quanto un km percorso in auto. Fatti un rapido calcolo: quante emali invii in un giorno? Altro quesito: quanto paghiamo in termini ambientali la produzione di smartphone e tablet sempre più all’avanguardia? In media un italiano cambia cellulare ogni due anni.

E l’energia consumata per alimentarlo? E’ stato calcolato che un sito con 100.000 pagine visualizzate al mese emette mediamente 288 kg di CO2. E ognuno di noi? In un anno l’attività un utente medio del web emette qualcosa come 243,6 kg di emissioni climalteranti ogni anno. In poche parole è come se tutti noi, bambini compresi, facessimo in macchina Milano Bologna in macchina andata e ritorno e questo senza tener conto delle 500 mail che spediamo mediamente ogni anno, degli sms e dei messaggini social e dei video che facciamo girare su WhatsApp, tanto a casa ho la fibra illimitata e non pago…!

Spengo il mio mac, riprendo in mano il mio libro. No, non vi farò la paternale immaginando che il mondo torni indietro. Questo è impossibile.

Penso però che in un mercato sempre più orientato al digitale, produrre materiali stampati di qualità, con attenzione ai consumi, agli sprechi e nel rispetto dei materiali ci porterà verso un mondo con meno carta ma più qualitativa e che non potrà più esistere in futuro un’azienda che faccia fatturati sani senza una sana etica del lavoro.

Giovanni Scafoglio

La stampa è indubbiamente l’invenzione che più di ogni altra ha contribuito ad accelerare i processi evolutivi dell’animo umano, rendendo fruibile a un pubblico sempre più vasto le meraviglie del pensiero. È comune e largamente accettata la convinzione che l’invenzione della stampa risalga al 1445- 1450 e la si attribuisce ad un tedesco di Magonza, Johannes Gutenberg.

In realtà, ci sono prove che già in Cina, a partire dall’VIII-X secolo, avessero messo a punto un sistema di stampa ottenuta da incisioni su legno, chiamato xilografia, sconosciuto al tempo in Europa. Per questo motivo si può affermare che l’invenzione della più rivoluzionaria stampa a caratteri mobili sia stata a tutti gli effetti europea e che la Bibbia di Gutenberg sia stato il primo libro stampato in Europa, in appena 180 esemplari, solo 49 dei quali giunti fino ai nostri giorni.

Pochi sanno, però, che il buon Gutenberg, nonostante sia stato uno tra i più grandi e rivoluzionari inventori di tutti i tempi, ebbe molti guai finanziari, rimanendo senza un soldo. Questo poiché in quell’epoca non esistevano i brevetti ed una nuova tecnologia poteva essere copiata e migliorata da chiunque. Accadde così che Johannes Gutenberg si vide riconosciuti i propri meriti e successi solo pochi anni prima della sua morte, quando l’arcivescovo Adolfo di Nassau lo accolse alla sua corte riconoscendogli un degno stipendio.

Ma chi contribuì a cambiare ulteriormente la storia della tipografia fu un italiano: Gianbattista Bodoni. Il font che porta ancora oggi il suo nome è caratterizzato da linee asciutte e semplici, che si contrapponevano nettamente ai precedenti caratteri più complessi e dalla lettura meno semplice. Bodoni è stato anche tra i primi, se non il primo, a stampare un Manuale Tipografico, pubblicato nel 1818, nel quale elenca le quattro fondamentali qualità di un buon font: uniformità, eleganza, buon gusto e… incanto!
Più moderno di così!

Giovanni Scafoglio

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