Il mondo post covid non deve farci paura, i valori di fondo non cambieranno, ma molte abitudini sì e alcune piccole imprese, ma anche grandi aziende dovranno fare i conti con nuove pratiche che stanno impattando in modo trasversale diverse generazioni. L’impatto del coronavirus su società, consumi e brand sarà notevole e, in molti casi, si può già toccare con mano.

La situazione del mondo post covid va analizzata su due piani

il primo riguarda cosa sta succedendo oggi, quali benchmark analizzare e gli errori da evitare. È un momento delicato in cui ogni parola sbagliata può fare grandi danni ai brand.  Studi di casi precedenti insegnano che i marchi capaci di interpretare correttamente questi momenti rilanciando gli investimenti, riescono a reggere meglio la crisi e a far crescere le proprie market share fino a tre volte di più nei primi due anni di ripresa rispetto a chi si fa prendere dal panico e taglia i costi in modo indiscriminato.

Il secondo piano di osservazione è una visione a medio-lungo raggio. Come possono cambiare le abitudini di consumatori e aziende quando si tornerà alla nuova normalità? È chiaro che questa non è una parentesi auto-conclusiva: sappiamo che da ogni post-crisi sono nate grandi rivoluzioni sociali che hanno ispirato nuovi stili di vita e consumi. Perciò oggi dobbiamo costantemente chiederci che forma avrà la nuova società e, sulla base di questo, lavorare con i nostri clienti per disegnare una partenza adeguata alla nuova realtà. In questa logica uno degli strumenti è quello dei futuri possibili, e il ruolo di chi saprà pensare e avere una visione dei possibili scenari futuri è fondamentale.

Ma cosa possiamo fare per trasformare la crisi post covid in una opportunità?

Per costruire qualcosa che sul mercato abbia successo e che duri nel tempo le regole sono molto semplici. Servono intuito, visione di mercato, misurazione dei rischi in relazione alle opportunità, prudenza ed intraprendenza. Proprio come un buon padre di famiglia. Ogni piccolo pezzo dell’azienda va costruito pensando che debba durare per sempre. E i dettagli fanno la differenza, soprattutto nel mercato odierno, perché sono proprio quelli che spesso misurano la credibilità di un’azienda. La credibilità costa fatica, sacrificio, tempo. Va costruita con pazienza, equilibrio e passione. É un concetto semplice per chi l’ha nel DNA.

Il digitale come mezzo per esprimere nuovi valori

La crisi ha messo in luce come il digitale possa veramente essere una leva per creare valore e la discriminante nel medio termine sarà quanto le aziende sapranno cogliere questa sfida. La crisi rappresenta davvero un’opportunità di evolvere e cambiare. Gli obiettivi restano gli stessi, ciò che deve cambiare sono gli strumenti, che devono essere conformi alle rinnovate necessità dei clienti e a un mercato che non è lo stesso di qualche mese fa, un mercato che cambierà ancora.

Il mondo post covid non deve farci paura è la più grande opportunità per uno sviluppo sostenibile

Un recente sondaggio dell’European public health alliance evidenzia chiaramente che i cittadini dei 5 principali Stati europei (Germania, Francia, Spagna, Italia, UK) non vogliono tornare ai livelli di inquinamento precedenti al Covid-19. Per evitarlo si dicono favorevoli all’implementazione di misure di mobilità sostenibile cittadina anche se questo comporterà l’utilizzo di spazio pubblico per supportare tale implementazione. In Italia soprattutto, si sarà più predisposti ad usare la bici per andare a lavoro. Ma ci sarà anche più attenzione all’uso delle plastiche, dei packaging e di tutto quello che può impattare negativamente sull’ambiente.

È qui che si gioca la partita più importante. E spetta ai giovani il ruolo principale

La sensazione è che la ripartenza dopo la crisi da coronavirus possa rappresentare la più grande opportunità avuta da mezzo secolo a questa parte per virare forte verso uno sviluppo sostenibile, volto a soddisfare i bisogni della generazione presente senza compromettere la capacità di soddisfare quelli delle generazioni future.

Giovanni Scafoglio

Rosso is the new Black

L’Italia ha sempre avuto come bandiera il tricolore. Secondo gli storici Le tre fasce colorate delle stesse dimensioni si ispiravano all’emblema della Rivoluzione francese, mentre i colori bianco e rosso riprendevano lo stemma del comune di Milano e il verde il colore delle uniformi della guardia civica milanese.

Ma noi siamo romantici e restiamo legati alla tradizione che vuole il verde, a rappresentare i nostri meravigliosi prati; il bianco, candido ed elegante a simboleggiare la neve che in inverno copre le nostre belle montagne; Il rosso a indicare il sangue dei nostri caduti.

Oggi del tricolore resta il rosso, mentre il giallo e l’arancione compongono questa nuova bandiera della paura, del pericolo, simbolo della pandemia e del famigerato lockdown.

Noi viviamo di colori, di inchiostri che baciano carte patinate che danzano in eleganti vortici nati dal ciano, dal giallo, dal magenta e dal nero. Questa vita in sfumature di giallo, arancione e rosso non fa per noi. È peggio di una vita in bianco e nero, meno colorata ma molto più elegante, ingrigita come la nostra paura ma con la reazionaria forza del bianco che ci da la speranza che un giorno tutto questo nero sarà attraversato dalla luce.

Ma noi gente con l’anima sporca d’inchiostro viviamo di colori vividi, forti, nella consapevolezza che i colori, come i lineamenti, seguono i cambiamenti delle emozioni.

E che mondo sarebbe il nostro se non fosse più dominato dalle emozioni?

Però a volte le parole non bastano e allora servono i colori: rosso; arancione; giallo. E le forme: uno stivale. E le note: le parole dei telegiornali. Accade così che tutto si trasformi in emozioni: paura; odio; avvilimento; rassegnazione.

Eppure noi che abbiamo le mani sporche d’inchiostro, non ci rassegniamo. Potremmo abbatterci per qualche istante ma poi, dopo aver guardato il cielo per un istante, torneremo a mescolare colori. Prenderemo i nostri fogli più belli, bianchi… …perché il bianco è il colore spirituale, la pulizia che dirige tutte le nostre azioni.

Non useremo né bianco grigio né bianco avorio, ma puro bianco. E utilizzeremo il blu, perché è il colore dell’anima e perché esprime verità. Se ci pensi, al blu non c’è fine. Quando uso il blu dipingo la mia anima e mi vesto di malinconia e di sorrisi mentre immagino cielo e mare che continuano a specchiarsi l’uno nell’altro in eterno, senza mai congiungersi. Ecco dunque prendere forma e colore l’infinito, qualcosa di troppo grande per poter anche solo essere pensato, quindi può esser solo colorato. O suonato.

E poi useremo il verde. Che è un miracolo di quelli che pensi non possano accadere: dal giallo con l’azzurro nascerà sempre il verde, e non il rosa o il marrone, o l’arancione. Il verde è un gioco di prestigio matematico.

Ma non abbandoneremo il giallo perché è il colore più amato dai bambini poiché è con il giallo che colorano il sole. Ed il sole è speranza, è vita e gioia, è la consapevolezza che è come l’amore: anche nelle giornate più tempestose tu sai che è li, da qualche parte, pronto a colorarci nuovamente la vita e a disegnare arcobaleni.
E torneremo a fischiettare e a cantare non sui balconi, ma tra vicoli e strade:

Da qualche parte sopra l’arcobaleno
proprio lassù, ci sono i sogni che hai fatto
una volta durante la ninna nanna
da qualche parte sopra l’arcobaleno
volano uccelli blu e i sogni che hai fatto,
i sogni diventano davvero realtà
un giorno esprimerò un desiderio su una stella cadente
mi sveglierò quando le nuvole saranno lontane dietro di me

E torneremo a dipingere il nostro splendido vecchio stivale con i suoi colori
Di rosso, di bianco e di verde.

Giovanni Scafoglio

Cosa sia e cosa si stia rivelando questo 2020 è sotto gli occhi di tutti. Non sta a noi entrare nei particolari. Scopo di questo articolo è invece analizzare gli andamenti del mercato e spiegare quanto sia importante nell’economia di una azienda tipografica come la nostra, che tutte le categorie merceologiche lavorino, nella consapevolezza che dobbiamo mettere al primo posto la salute della collettività.

È indubbio che questo nefasto 2020 non lo sia stato per tutte le categorie, non lo è stato ad esempio per la Grande distribuzione (si sta, in effetti, rivelando un anno molto positivo se si analizza la differenza dei ricavi rispetto allo scorso anno) cosi come non lo è stato per l’industria farmaceutica. Questo è evidentemente il risultato delle gravi vicende epidemiologiche e le conseguenti misure restrittive che il Governo ha adottato per abbassare la grave curva del contagio.

Nella grande distribuzione l’ottima performance è, sostanzialmente, il frutto di un profondo cambio delle abitudini del consumatore che si sono materializzati nella totale eliminazione dei consumi fuori casa.

Per l’azienda farmaceutica, vera locomotiva economica del 2020 pare superfluo fare analisi poiché anche qui è evidente quanto la paura di ammalarsi abbia incentivato gli italiani a comprare prodotti paramedici e integratori. Qui però va anche fatto un plauso ai manager del nostro paese che si sono rivelati bravi a diventare leader europei nell’esportazione.

È però evidente che c’è tutto un paese in sofferenza su cui ricade il peso delle misure governative che giustamente tendono a cercare di mettere al sicuro la salute dei nostri concittadini. Va però detto che per ogni azienda come la nostra, ogni più piccolo ingranaggio sia fondamentale e che toccare anche solo una delle categorie merceologiche a esso legate equivale a attivare un effetto domino inarrestabile. Ma attenzione, quando si parla di effetto domino non si fa solo riferimento alla politica, ma anche ai mezzi di comunicazione ad esempio, alle associazioni di categoria, alle associazioni dei consumatori.

Crediamo sia venuto il momento di mettere fine al periodo in cui si fa a gara a chi urla più forte in modo che la propria voce venga ascoltata, per passare a una seconda fase, quella del dialogo, al di la di come la si pensi sul coronavirus, al di la delle nostre ideologie o scelte politiche e soprattutto al di la del nostro interesse economico diretto. Questo perché è evidente che se non si comincia a lavorare in gruppo e a fare sistema anche chi fino a oggi avrà ottenuto ottimi risultati, inesorabilmente comincerà a vedere segni in rosso perché l’economia non è un sistema fatto di scatole a compartimenti stagni, ma un unico organismo che vive in simbiosi con la società.

Che cos’è il successo? Una forza segreta e indefinibile, chiaroveggenza, prontezza, la convinzione di influire sui moti della vita col solo fatto della nostra esistenza… La fede nell’arrendevolezza della vita in nostro favore… Fortuna e successo sono in noi; bisogna tenerli saldamente, intimamente. (Thomas Mann)

Giovanni Scafoglio

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