La prima cosa che mi viene in mente è: una nuova consapevolezza

Il 2020 si avvia alla conclusione e con l’anno della pandemia di Covid-19 ci si prepara a dire addio a uno degli anni più nefasti non solo per le terribili perdite umane che abbiamo subito ma anche per gli indicatori economici italiani. Il sistema-Paese prevede un crollo del Pil in doppia cifra che si unisce a un costo in termini di vite umane della pandemia senza paragoni, nell’era moderna, in rapporto alla popolazione tra i Paesi più sviluppati della Terra cosa fare per un 2021 nel segno della ripartenza?

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Da marzo ad oggi, con grande difficoltà e in maniera molto spesso contraddittoria, il governo italiano ha messo in campo un’eterogenea serie di misure volte a lenire i costi economici delle misure restrittive, a compensare le perdite e a tutelare l’occupazione. Dalle garanzie ai prestiti, al blocco dei licenziamenti, passando per i più recenti ristori.  Fatto sta, però, che l’equilibrio “situazionista” venutosi a creare ha fatto sì che moltissime imprese e centinaia di migliaia di lavoratori vedessero “congelata” la loro situazione nel corso dell’anno solare.

Il quadro che si prospetta non è si certo roseo. Confesercenti prevede perdite in termini di valori pari a 33 miliardi su 86 generati nel 2019 dal settore dei bar e della ristorazione, e picchi di -75/-80% degli incassi sono stati registrati in quegli esercizi attivi nei centri delle grandi città svuotati dalla diffusione dello smart working. Infine, “l’ultimo report elaborato da Isnart-Unioncamere conferma ancora una volta che il turismo è il comparto più colpito dalla crisi pandemica: il 2020 chiude con 53 miliardi di euro in meno rispetto al 2019, contrazione dovuta principalmente alla riduzione di turisti internazionali in tutto l’arco dell’anno e che nei mesi estivi ha superato il 60%”.

Come ripartire? Cosa possiamo noi, in concreto? Rompere le abitudini per superare l’angoscia

La flessibilità appartiene soprattutto a quelli che si dedicano alla immaginazione e quindi sono creativi. Essere flessibili vuol dire essere curiosi e, quindi, avere accesso a un mondo più ampio, non ristretto alle proprie abitudini rassicuranti. Sperimentare ed espandere la creatività e l’immaginazione potrebbero permetterci di accedere a mondi possibili che ci aiutino a superare l’ansia. All’immaginazione attinge anche l’angoscia, che possiamo vincere invece liberando la mente verso mondi piacevoli e costruttivi.

L’efficienza non è sempre positiva

Quando le sicurezze vacillano, i super efficienti non sono avvantaggiati. Essere bravi soltanto nella prestazione e nell’esecuzione di un compito rischia di essere asfittico e impedisce la realizzazione di scenari ancora da costruire che possono rivelare nuovi orizzonti, ancor più desiderabili di quelli a cui ci eravamo abituati. È un po’ la differenza che c’è tra essere visionari ed esecutori di quel conosciuto che ti inchioda al presente.

La flessibilità come vaccino anti-crisi

Lo stress ha un impatto reale sul nostro stato mentale e fisico. Il cortisolo attacca il nostro sistema immunitario. Soffochiamo sotto l’influenza delle nostre paure e delle nostre proiezioni negative che Per combattere l’ansia ci atteniamo alle nostre convinzioni, alle nostre certezze, sviluppiamo teorie che poi si rivelano una trappola quando le certezze cadono. La sfida più grande è combattere la rigidità psichica. Più la mente è flessibile, più si resta equilibrati. Come la canna che si muove con il vento, ma non si spezza.

Sognatori più partigiani che pragmatici

È arrivato il momento dei sognatori. Faranno meglio dei pragmatici. Non è più il tempo degli uomini e degli imprenditori “tutto d’un pezzo”. E’ importante cominciare a interrompere gli automatismi tossici del cervello più comuni tra le persone tutte d’un pezzo. Per creare nuovi scenari con la consapevolezza che tutto sia possibile. Riorganizzare la rigidità mentale per rimescolare le carte.

Non esistono formule magiche

Essere flessibili può essere una scelta e non solo una dote innata, così mi hanno insegnato i grandi filosofi del passato. Si può scegliere di andare ad abbeverarsi nell’ottimismo, nei contesti o nelle relazioni che generano positività e speranza invece che nella passiva disperazione. E anche un sano stile di vita conta, prenderci cura del nostro corpo e della nostra mente dedicando più tempo alle cose che amiamo e che ci fanno stare bene.

Si, non esistono formule magiche, è vero. Allora cosa fare affiche un 2021 nel segno della ripartenza?

Il nostro augurio per il 2021 è che ognuno di poi possa trovare in questo mare di confusione e incertezze la propria stella polare che lo aiuti a navigare fuori da questa crisi, spalla a spalla con le persone che amiamo, che stimiamo e che sapranno stimolarci o accogliere i nostri stimoli. Perché la strada verso la ripartenza è un concetto corale, quasi sinfonico.

Da soli cadremo, assieme ripartiremo

Giovanni Scafoglio

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Il Natale è una verità: la verità di Dio che sorprendentemente ci ama ed è venuto tra noi. Ecco, per questo, questi giorni dovrebbero essere “giorni di gioia”, come quando eravamo bambini e ci veniva detto che dalla capanna di Betlemme un canto di festa avrebbe raggiunto i più estremi confini del mondo.

Si. È dura in questi giorni. Per tutti. Lo so. Lo sappiamo bene. Ma siamo sicuri di ricordare davvero cosa sia il senso del Natale? Perché forse lo stiamo dimenticando e non importa se tu sia ateo, agnostico, ebreo, islamico o induista… …il senso del Natale è che: non siamo più soli: i compagni, gli amici, i parenti ci possono abbandonare o non potranno stare al nostro fianco. Ma il Dio che ha amato il mondo tanto da farsi uomo attraverso il figlio, unendosi per sempre alla nostra natura di creature fragili e dolenti, non ci abbandonerà mai.

Natale non è l’albero e non è certo quel signore vestito di rosso e con la barba bianca nato dalla geniale penna pubblicitaria della Coca Cola.

Potrebbe essere per alcuni una fiaba, lo posso accettare e in questo 2020 non mi vergogno di dire che mi sia capitato di pensarlo. Ma, se per un attimo, chiudo gli occhi e lo guardo con quelli di un bambino che voleva fare il giornalista, il Natale è una notizia! Una news che torna attuale ogni anno da più di duemila anni, solo che non la sappiamo leggere. O la ritenamo una fake news!

È la notizia, cioè l’informazione su un fatto che si rinnova ogni anno come per magia; non è un bel sogno, è una realtà ancora più bella di ciò che desidereremmo sognare.

Noi non siamo più soli

Quel giorno potremo non cedere alla tristezza e riempirci il cuore di gioia nei nostri letti di ospedale, nelle solitarie case di riposo, in una fredda strada. Il pensiero del Natale aiuterà chi lavorerà quel giorno per assicurarci cure, conforto, sicurezza, ordine. Chi sarà di turno e chi penserà al domani con un nodo alla gola perché non sa ancora se avrà un lavoro… …o forse, purtroppo lo sa, ma aspetta che passino le festività per raccontarlo alla famiglia.

Si sarà dura per tutti questo Natale

ma forse sarà anche un’opportunità. In pochi a tavola ma con le preoccupazioni fuori dalla porta e i nostri figli, le nostre compagne da tenere più stretti al nostro cuore rispetto al passato. Non è la prima volta che trascorreremo un Natale così e purtroppo non sarà neanche l’ultima volta. Le nostre madri lo hanno passato lontano dai cari sotto i bombardamenti; i nostri nonni al fronte. Chissà alcuni dei nostri avi dove lo hanno vissuto questo santo giorno. Eppure oggi, eccoci ancora qui… …forse non a festeggiarlo ma, come si diceva un tempo a “santificarlo”.

E avremo la tecnologia ad aiutarci a sentirci meno lontani dagli amici, dai compagni, dai fratelli, dagli zii e, a malincuore dai nonni.

Ma se credi nel Natale, se imparerai nuovamente cosa voglia dire il Natale, capirai che è il giorno in cui noi abbiamo smesso di sentirci soli perché Dio si è fatto uomo per concederci un abbraccio.

Mi piace pensare a questo venticinque dicembre come un giorno in cui sentiremo la mancanza dei nostri cari e ne faremo tesoro perché la distanza aumenterà l’amore che proveremo per loro, spingendoci a lavorare duramente affinché questo sia l’ultimo Natale vissuto così. Proiettati verso il futuro con un sorriso di speranza che accarezzi la nostra malinconia. Forse in questi giorni ricorderemo che Natale non significa solo farsi largo tra i reparti di un grande magazzino o affollare le stade! Forse c’è voluto il Covid per spiegarci che il Natale è una cosa diversa. Migliore, più importante, più bella, più autentica e ha a che fare con la passione, l’amore, la carità, la compassione.

Pensate io sia un illuso? Un sognatore? Forse si, forse no, ma non sono il solo.

Immaginate che non ci sia alcun paradiso
Se ci provate è facile
Nessun inferno sotto di noi
Sopra di noi solo il cielo
Immaginate  tutta le gente
Che vive solo per l’oggi

Immaginate che non ci siano patrie
Non è difficile farlo
Nulla per cui uccidere o morire
Ed anche alcuna religione
Immaginate tutta la gente
Che vive la vita in pace

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità

Immaginate che non ci siano proprietà
Mi domando se si possa
Nessuna necessità di cupidigia o brama
Una fratellanza di uomini
Immaginate tutta le gente
Condividere tutto il mondo

Si potrebbe dire che io sia un sognatore
Ma io non sono l’unico
Spero che un giorno vi unirete a noi
Ed il mondo sarà come un’unica entità.

Questo era Lennon.

Il Natale è una verità: non siamo soli!

Ecco io, umilmente vi chiedo di immaginare che non ci siano più odi tra schieramenti politici, ne ideali per cui morire, nulla per cui offendere l’altro o per sentirsi offesi e nessun virus a costringerci a restare separati. Potreste chiamarmi sognatore, illuso. Potreste perfino darmi dello stupido.

Ma non credo di essere il solo

No. Non mi sentirò mai solo.

Giovanni Scafoglio

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