Il pantone!

Il sistema Pantone è stato messo a punto negli anni cinquanta per poter classificare i colori e “tradurli” nel sistema di stampa a quadricromia CMYK (ciano, magenta, giallo e nero) semplicemente grazie a un codice. I colori, coi relativi codici, sono quindi inseriti in un catalogo, denominato in italiano “mazzetta”, dove è possibile “sfogliarli” e selezionarli. A differenza del CMYK o del RGB, il codice pantone è un codice arbitrario composto da due campi, nel primo dei quali può essere presente una parola (ad esempio “RED” -rosso-) o un numero di due cifre che si riferisce alla famiglia di appartenenza (es. 18 per la famiglia dei Rossi). Per i colori più comuni è disponibile anche una definizione più classica.

La critica più frequente che si muove al sistema pantone è che, essendo basato su una mistura di colori, sia inefficace per gestire i colori che si estrapolano da una mistura di luci colorate (come l’RGB). Un’altra critica si basa sul fatto che molti dei 1144 colori originali non possono essere ottenuti con una mistura di soli magentacianogiallo e nero. Per risolvere questo problema la Pantone ha messo a punto un sistema di stampa, chiamato Esacromia, che aggiunge l’arancione puro e il verde smeraldo ai 4 colori originari; questo accorgimento, sebbene molto dispendioso da affrontare, risolve il problema solo in parte, in quanto per essere sicuri di poter riprodurre fedelmente ogni singolo colore si dovrebbe avere a disposizione una gamma di 13 colori base, più il bianco safe e il nero. Questo perché la mistura di un numero di colori superiore ai 7 genera inevitabilmente un abbassamento di luminosità.

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