C’è vita dopo il coronaviru?

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C’è vita dopo il coronaviru?

Come torneranno a scuola i nostri figli? Torneremo a curarci negli ospedali e come? E ultima ma non troppo: Come sarà il lavoro da settembre in poi?

Ipotizzare come sarà la scuola da settembre in poi, attualmente è un terno al lotto. Al netto di una seconda ondata di Covid 19, credo che neanche Merlino in persona sia in grado di capire cosa ci riserva il futuro (e il governo). Stesso discorso vale per la sanità. Gli italiani durante il covid avevano paura di andare in ospedale e molte delle cure più delicate sono state sospese, questo evidentemente comporterà un prezzo molto alto e salato in vite umane ed economico per lo stato poiché la prevenzione e le cure tempestive sono essenziali.

Il nostro focus è però incentrato su un altro quesito: come sarà al ripresa e come cambierà il lavoro.
Credo che per farmi una prima idea di come cambierà il lavoro (o forse come è già cambiato) potrebbe bastarmi la mia esperienza personale. Durante le riunioni lockdown e post lockdown mi sono trovato a tu per tu con imprenditori che spadellavano, preparavano il pane; Altri sdraiati su un divano e i piedi scalzi rivolti verso il mare, con lo sguardo più attento al panorama che al sottoscritto (sic.)

Il lavoro insomma è già cambiato ed è stato il primo cambiamento, forte, immediato, allo scoppio dell’emergenza sanitaria. Gli uffici si sono svuotati e si sono trasferiti nelle nostre case, in un angolo del salone, della cucina, del terrazzo o della camera da letto. Facendo schizzare in alto l’asticella dello smartworking, strumento pressoché sconosciuto fino a pochi mesi fa (ma era già un’altra era ormai) anche se molti non se ne sono resi conto. Chi è rimasto in azienda, si è munito di mascherine e guanti, non ha usato l’ascensore, si è distanziato dai colleghi, dando al massimo “il gomito” e cambiando completamente il proprio modo di rapportarsi al mondo.

E intanto cominciavano a prendere vita i primi accordi tra imprese e sindacati per la tanto famigerata fase 2, che poi è quella che stiamo vivendo: la ripartenza: Obbligo di mascherina per tutto il personale, rilevazione delle temperature prima dell’ingresso in azienda, mantenimento della distanza di almeno un metro, sanificazione degli ambienti, procedure per evitare assembramenti nelle mense e negli spogliatoi dove ovviamente si fa abbondante uso di dispenser di gel igienizzanti.

Niente sarà come prima.

E’ il nuovo tormentone, che probabilmente ha già stancato. Cosi mentre il mondo della politica e dei social si divide tra “negazionisti” e “realisti” il mondo reale va avanti, chi più chi meno. Perché di una cosa possiamo essere sicuri, l’Italia non sarà in grado di sostenere un nuovo lockdown e su questo, credo siano tutti d’accordo. Ecco quindi che nella sanità medici, infermieri e addetti ai lavori si stanno coordinando tra loro per evitare contatti ravvicinati e hanno la possibilità di eseguire appuntamenti e visite con pazienti che non richiedono indagini di persona. La telemedicina, coadiuvata con rilievi da fare a casa, cambierà il modo di erogare le prestazioni sanitarie. Gli psicologi hanno cominciato a fare sedute di psicoterapia collegati in videocall e circa 10 mila giudici in Italia hanno approvato l’uso di Teams in un settore in cui, bisogna ricordarlo, c’è ancora il messo comunale che ti porta le notifiche.

E cosi tra un tuffo in piscina, uno spaghetto alle vongole e una carezza a un figlio che non avevamo frequentato mai per cosi tanto tempo in vita nostra si cerca di passare da un medioevo digitale a un futuro che è già presente.
E le aziende che non si sapranno rinnovare? I manager che non sono stati in grado di affrontare questi cambiamenti? Gli amministratori distratti dai propri piedi liberi in piccoli castelli moderni?

Per loro probabilmente il futuro è ormai passato, perché se si è perso tempo in questi mesi e non si è capito la potenzialità dei social media, della comunicazione chiamata non convenzionale fino a l’altro ieri, se non si capirà l’importanza di diversificare, di investire sulle “risorse umane” non come soldatini da sacrificare ma come potenziali umani da esplorare, beh… noi stessi diventeremo passato, vecchi dinosauri che si scandalizzano per un post della Ferragni agli Ufizi, mentre il mondo si svuota di contenuti.

C’è vita dopo il coronavirus? O il domani è già passato?

Giovanni Scafoglio

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